L’importanza dell’obiettivo è anche nelle parole scelte dall’AD di Eni Claudio Descalzi per commentare l’accordo di cooperazione sottoscritto lo scorso 9 marzo con CFS (Commonwealth Fusion Systems), lo spin-out del Massachusetts Institute of Technology (MIT) per accelerare l’industrializzazione dell’energia da fusione. “Vedremo realizzata la prima centrale elettrica di CFS basata sulla fusione a confinamento magnetico all’inizio del prossimo decennio, avendo poi davanti a noi quasi vent’anni per diffondere la tecnologia e raggiungere gli obiettivi di transizione energetica al 2050”, ha spiegato l’AD di Eni: questo significherà “disporre a livello industriale di una tecnologia in grado di fornire grandi quantità di energia senza alcuna emissione di gas serra prodotta in modo sicuro, pulito e virtualmente inesauribile fornendo un contributo sostanziale alla transizione energetica”.
L’accordo rafforza la partnership tra le due società, unendo l’esperienza ingegneristica e di project management di Eni ad una serie di progetti a supporto di CFS, e lo sviluppo e distribuzione dell’energia da fusione su scala industriale. Per l’AD Claudio Descalzi “siamo di fronte a una potenziale svolta tecnologica epocale”: d’altronde Eni da anni si impegna fortemente per il raggiungimento della leadership tecnologica “con un approccio di neutralità e diversificazione, alla base del proprio percorso di decarbonizzazione”.
La storia di questa collaborazione parte nel 2018 quando la consapevolezza del grande valore strategico di questa tecnologia e della solidità di CFS porta Eni a investire nella società. Nel settembre 2021 il conseguimento di un primo grande traguardo con il successo del test su un magnete con tecnologia superconduttiva HTS (HighTemperature Superconductors): il magnete più potente del suo genere al mondo assicurerà il confinamento del plasma nel processo di fusione magnetica e potrà contribuire al raggiungimento dell’energia netta da fusione in un futuro impianto dimostrativo.
Eni e CFS, attraverso un approccio pragmatico e progressivo, guardano insieme all’applicazione industriale della tecnologia della fusione a confinamento magnetico per il prossimo decennio. SPARC, il primo impianto pilota a confinamento magnetico al mondo a produzione netta di energia da fusione, è in costruzione e sarà operativo entro il 2025. Il progetto prevede inoltre che SPARC, a sua volta, farà da banco di prova per lo sviluppo di ARC: la prima centrale elettrica industriale da fusione in grado di immettere elettricità in rete, che dovrebbe essere operativa nei primi anni del 2030. Eni, ha ribadito l’AD Claudio Descalzi, è stata la prima azienda energetica ad impegnarsi concretamente in questo settore: “Oggi rafforziamo ulteriormente questa collaborazione con le nostre competenze ed esperienza con l’obiettivo di accelerare il più possibile il percorso di industrializzazione della fusione”.
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