Da oltre dieci anni alla guida di Eni, Claudio Descalzi ne ha coordinato la trasformazione portandola a diventare la global energy tech company di oggi. La sua vision strategica, sottolinea il “Financial Times” in un articolo in cui ripercorre il percorso intrapreso dal Gruppo in questi anni, affonda le radici in una lunga esperienza maturata direttamente sul campo, anche in contesti estremi. Lo racconta lui stesso nell’intervista: era in Libia nel 1986 durante i bombardamenti statunitensi su Tripoli e Bengasi e negli anni ‘90 in Congo mentre infuriava la guerra civile. E ancora nel 2006 quando dei rapinatori armati assaltarono una consociata Eni a Port Harcourt, in Nigeria, causando diverse vittime: lui era responsabile dell’esplorazione: “Sono esperienze che ti segnano molto. Non hanno soldi, né sicurezza, né istruzione, e sono persi. Quando ci sono problemi, nessuno si prende cura di loro. È stata una grande lezione per me quando ero molto giovane”, ricorda oggi.
Un bagaglio umano e professionale che ha contribuito a definire il suo approccio alla leadership: concreto, resiliente e capace di adattarsi al cambiamento. Dal 2014, anno in cui ha iniziato a guidare Eni in qualità di AD, ha impresso una significativa svolta, consapevole di aver ereditato un’azienda fortemente dipendente da petrolio e gas, come ricorda anche il “Financial Times”. Claudio Descalzi ha scelto di affrontare la sfida della transizione energetica non come un vincolo, ma come un’opportunità per diversificare e innovare: “Nella vita, devi soffrire per crescere. Devi cambiare pelle, muscoli, scheletro, ossa. Devi evolverti continuamente per gestire te stesso, la tua squadra e il futuro della tua azienda”.
Piuttosto che ricorrere a tagli, fusioni o altre misure drastiche, Eni ha puntato su innovazione, ricerca scientifica e sviluppo tecnologico: un’intuizione quella del CEO che oggi può ritenersi a tutti gli effetti lungimirante se si guarda a come il Gruppo si sta muovendo in un settore in profonda trasformazione e affrontando eventi globali complessi, dalla pandemia alle più recenti crisi geopolitiche. Tra le scelte distintive del CEO che il “Financial Times” sottolinea rientra anche la valorizzazione delle competenze interne, mentre altre realtà tendono a esternalizzare. E ancora il potenziamento delle attività di esplorazione, raddoppiate a differenza dei competitor che invece le riducevano: “In generale, le aziende energetiche non amano l’esplorazione perchè il rischio è molto alto. In media, il 70-80% degli investimenti viene svalutato. Ma a me piace andare dove c’è meno concorrenza”.
Senza dimenticare il grande impegno sul fronte della ricerca e dell’innovazione, con investimenti sempre più ingenti nello sviluppo di nuove tecnologie e sistemi di supercalcolo: “Ci serviva una tecnologia proprietaria per il futuro. Avere tutti gli strumenti in mano per potermi sganciare da petrolio e gas”. Un percorso in cui si inseriscono anche le numerose collaborazioni con il mondo accademico e scientifico per la definizione di soluzioni green sempre più all’avanguardia e in grado di rivoluzionare il futuro dell’energia.
Non a caso, il “Financial Times” riconosce a Claudio Descalzi di essere rimasto sempre “fedele alla sua strategia” dell’energia pulita, anche in anni in cui molti hanno faticato ad affermarsi in questo ambito. Proprio in quest’ottica, Eni ha accorpato i business più orientati al futuro, come le bioraffinerie, con asset che generassero cassa, e le stazioni di servizio. Il risultato: unità ESG-friendly ma al contempo redditizie.
Il manager continua oggi a portare avanti la sua vision contraddistinta da pragmatismo e innovazione, nella consapevolezza che “siamo in una situazione volatile, e non è facile cambiare leadership molto spesso, ma ovviamente un CEO non può restare per sempre”. Ciò che comunque conta è continuare ad avere una motivazione, una visione sul futuro: “La mia è stare fuori dal mainstream. Possiamo rompere la superficie e crescere solo se abbiamo persone capaci di fare le cose in modo diverso”. Una lezione che per il CEO di Eni parte da lontano, ma che continua a guidare ogni scelta strategica del presente.
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