5 Novembre 2025

“È un’operazione trasformativa, abbiamo creato una società di grandi dimensioni e dall’enorme potenziale”: lo evidenzia il CEO Claudio Descalzi, intervistato dal “Corriere della Sera” in merito all’Accordo di Investimento che Eni ha sottoscritto con Petronas per creare una nuova società satellite in Joint Venture in Indonesia e Malesia. L’annuncio è arrivato lo scorso 3 novembre: “Abbiamo unito con Petronas i nostri rispettivi asset in Indonesia e Malesia, costituendo una società da 300mila barili al giorno di produzione, che diventeranno 500mila, con 3 miliardi di riserve combinate e 10 miliardi di barili di potenziale esplorativo”, spiega il CEO aggiungendo che “la società si autofinanzierà e creeremo importanti sinergie non solo in termini di asset, ma anche in termini di know how e finanziari”.
L’operazione consolida la presenza di Eni nell’area dell’Asia – Pacifico, un mercato in forte crescita: “E quando si parla di crescita economica, si parla di energia che ne è il motore. L’aumento della domanda mondiale di gas sarà guidato dai mercati asiatici anche per il ruolo di fonte destinata a rimpiazzare il carbone (che, lo si dimentica, è tuttora la principale fonte di produzione energetica), con benefici in termini di abbattimento delle emissioni”. L’accordo, sottolinea la testata, si inserisce nel percorso che Eni ha intrapreso diversi anni fa e che l’ha portata a diventare oggi uno dei protagonisti nel mondo dell’energia globale, a beneficio anche dell’intero Paese. Determinante la vision strategica coraggiosa e lungimirante: “Mentre tutti parlavano di transizione energetica, non era scontato aggiungere alla parola ‘transizione’ l’aggettivo ‘lunga’, perché l’evoluzione dei mix energetici è un processo additivo di lungo termine, appunto, e non si possono sostituire dall’oggi al domani le vecchie fonti con le nuove”, si legge nell’articolo.
È in questa direzione che ha lavorato Eni, concentrandosi non solo sulle problematiche attuali (la disponibilità e la stabilità delle rinnovabili che “sono importanti ma hanno pur sempre bisogno di fonti di supporto come il gas e il nucleare”) ma anche e soprattutto ampliando lo sguardo a quelle che avrebbero potuto sorgere in futuro: basti pensare al tema della dipendenza e a come la geopolitica in questi anni abbia costretto a ridisegnare lo scenario energetico. Claudio Descalzi ripercorre quel viaggio nell’intervista: “Certo, sapevamo che la strategia andava adeguata man mano che il mondo cambiava. Ma sapevamo di partire da una situazione dove il carbone era la prima fonte di energia al mondo e probabilmente lo sarebbe stato ancora per molto visto che ancora oggi lo è. Che il gas avrebbe avuto un ruolo. Che i prezzi del petrolio erano troppo volatili. Che la transizione non era come accendere e spegnere un interruttore ma un processo lungo nel quale combinare strategie di decarbonizzazione con la necessità di finanza per gli investimenti necessari alla transizione. Che la rivoluzione tecnologica non riguardava solo i colossi dell’hi-tech. Zero ideologia, tanto buonsenso. Oggi i risultati trimestrali così apprezzati dal mercato mostrano che siamo in grado di avere cassa abbondante, debito basso e trasmettiamo valore ai nostri soci. Sono circondato da persone ricche di capacità e forza, perché non dovrei essere ottimista?”.
Inserendosi perfettamente in questo percorso, l’accordo con Petronas contribuisce a consolidare il modello Eni: “Per crescere puoi comprare altre aziende, oppure fare come noi che, essendo tra i pochi al mondo capaci di esplorare e trovare nuovi giacimenti e risorse, li valorizziamo facendoli diventare valuta di scambio”. E in questo a fare la differenza sono sempre più le competenze e la tecnologia, rimarca Claudio Descalzi: “In molti erano dubbiosi che potessimo realizzare progetti di liquefazione del gas non sulla terra ferma ma al largo nel mare. Ci siamo riusciti prima in Mozambico, poi in Congo e adesso in Argentina. Non si tratta di progetti pilota sperimentali. In Argentina con YPF esporteremo 17 miliardi di metri cubi all’anno entro il 2030”.