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L’editoriale di Claudio Descalzi: transizione e sicurezza energetica, il valore di un piano condiviso

L’AD Claudio Descalzi lo aveva ricordato anche lo scorso 25 gennaio intervenendo nel corso di una tavola rotonda organizzata nell’ambito della prima assemblea annuale di Proxigas: quanto accaduto nell’ultimo anno ci ha insegnato come per garantire la sicurezza energetica e fronteggiare la volatilità dei prezzi sia necessario puntare su abbondanza e diversificazione delle fonti e del mix energetico. Lo scrive anche in un editoriale su RiEnergia: il contributo dell’AD di Eni rientra in una serie di approfondimenti a cura di Proxigas sulle sfide della sicurezza energetica e della transizione ecologica.

Nel delineare il quadro attuale, Claudio Descalzi osserva come l’Europa abbia particolarmente risentito delle ricadute conseguenti alle tensioni esplose negli ultimi 12 mesi a livello geopolitico in quanto “il nostro continente non ha fonti proprie sufficienti e contava in maniera prevalente su una grande fonte di approvvigionamento, che è poi venuta a ridursi drasticamente”.

Riprendendo quanto sottolineato anche nel corso della tavola rotonda, l’AD spiega come per mitigare i rischi della dipendenza dalle importazioni, oltre a una diversificazione dei mix energetici che includa senz’altro una forte espansione delle energie alternative e rinnovabili, l’Europa e l’Italia debbano ricercare “una ridondanza delle infrastrutture, che consenta l’accesso a forniture abbondanti e diversificate della più pulita delle fonti tradizionali, il gas, come base per la sicurezza e per i prezzi sostenibili in un’economia concorrenziale”. 

Per l’Italia si aprono nuove sfide ma soprattutto “l’occasione di svolgere un ruolo strategico, in considerazione del suo posizionamento geografico nonché delle molteplici e diversificate linee di importazione di gas dai Paesi produttori che la caratterizzano”. Il nostro Paese ha le carte in regola per ambire a diventare “hub per il mercato europeo, nella prospettiva di flussi di approvvigionamento prevalenti secondo la rotta sud-nord, valorizzando il grande patrimonio infrastrutturale e la presenza di operatori con una solida esperienza nel settore del gas, lungo tutta la filiera”.

Claudio Descalzi ricorda come Eni abbia reagito tempestivamente appena esplosa la crisi: “Abbiamo fatto un lavoro straordinario in termini di tempistica e volumi sostitutivi. L’import di gas russo in Italia nel 2022 ha coperto appena circa il 16% del fabbisogno, rispetto al 37% nel 2021, compensato da maggiori importazioni di GNL e gas via pipeline (Algeria e altre fonti). Il piano di sostituzione del gas russo che abbiamo messo in campo ci consentirà di coprire circa 20 miliardi di metri cubi all’anno entro l’inverno 2024-2025”.

Importante però adesso è non adagiarsi sui traguardi raggiunti: “Dobbiamo lavorare da subito tutti insieme a livello europeo, politica, industria ed economia, a un Piano di sicurezza energetica condiviso e coordinato, che incroci le esigenze dei vari Paesi, le loro caratteristiche geografiche, economiche e industriali, le loro interconnessioni, i loro livelli di sviluppo, i diversi mix energetici che alimentano i loro sistemi e che persegua l’obiettivo della decarbonizzazione utilizzando non una, ma tutte le soluzioni tecnologiche efficaci ed efficienti”.

Per Claudio Descalzi è fondamentale “adottare un approccio neutrale alle soluzioni tecnologiche, che consideri tutte le opzioni in maniera sinergica e complementare tra loro, in base alla loro efficacia ed efficienza nel ridurre le emissioni e alla loro capacità di contribuire alla sicurezza energetica”: sono dunque necessari “segnali di policy – a livello europeo e nazionale – non ideologici ma pragmatici, che nel caso del gas devono essere meno discordanti e meno penalizzanti, in relazione al suo presente e futuro ruolo nel processo di transizione energetica e di decarbonizzazione”.

E qui non va dimenticato un altro “grande insegnamento” che si può trarre da questa crisi: “I sistemi economici e industriali si alimentano ancora prevalentemente con fonti tradizionali e la transizione energetica, che noi sposiamo e sosteniamo con grandissimo impegno strategico, non può prescindere dalla sicurezza degli approvvigionamenti e dal costante ampliamento e miglioramento dell’accesso all’energia, per tutti e dovunque. La transizione, senza energia che la alimenta e senza equità, fallisce”. Fissati quindi gli obiettivi ambientali, occorre impegnarsi “lungo tutto il percorso che ci avvicina a quegli obiettivi” nel “mantenere al sicuro, dal punto di vista energetico, i nostri sistemi economici e industriali, e quindi sociali”.

In quest’ottica l’Europa dovrebbe guardare all’Africa, spiega Claudio Descalzi, in quanto “offre diversificazione delle risorse per i nostri mix energetici, delle fonti di approvvigionamento, con la varietà dei Paesi produttori del Continente e abbondanza di energia”. D’altra parte “l’Europa sarebbe in grado di dare all’Africa ciò che le manca: fondi e tecnologie. Complementarità, quindi, ma che deve essere basata sull’approccio Africa first”.

L’AD di Eni auspica quindi nella creazione di “un grande Corridoio energetico Sud-Nord, dotato delle necessarie infrastrutture e fondato su vere e proprie alleanze che ci consentano di porci come partner per la transizione energetica africana”. La soluzione è nelle parole dell’AD: “Dobbiamo rischiare con loro e come loro, condividere le nostre esigenze e ascoltare le loro, senza imporre nulla, ma cercare di posizionarsi come alleati per progredire insieme”.

Per visualizzare l’editoriale completo: https://rienergia.staffettaonline.com/articolo/35157/Transizione+e+sicurezza+energetica:+l%E2%80%99importanza+di+un+piano+condiviso+che+includa+un+corridoio+sud-nord+basato+su+vere+alleanze/Descalzi

Stefano Borroni

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