Poche settimane fa mi è stata conferita la Laurea Honoris Causa in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio. Tenere una Lectio Magistralis all’Università degli Studi di Tor Vergata è stato un onore il cui significato è andato ben oltre la mia personale soddisfazione ed emozione.
Idealmente è come se insieme a me, lo scorso 16 dicembre, tutti gli uomini e le donne di ENI, miei collaboratori e colleghi da oltre 37 anni, avessero indossato il tocco e ricevuto quel riconoscimento “per aver promosso e sostenuto – come ha spiegato il rettore Novelli – l’applicazione di criteri di sostenibilità ambientale, sociale ed economica nell’individuazione e utilizzo di risorse energetiche, gestione di attività produttive e recupero di aree industriali in un’ottica di salvaguardia della salute umana e del territorio”.
Un riconoscimento all’impegno ambientale di Eni – per inciso, sola realtà italiana e major Oil &Gas a partecipare alla Task Force sulla trasparenza finanziaria riguardo la lotta ai cambiamenti climatici voluta dal Financial Stability Board – messo in campo su più fronti nel corso degli anni, per promuovere uno sviluppo sempre più sostenibile delle risorse energetiche in tutti i territori in cui ci troviamo ad operare e facilitare l’accesso all’energia alle popolazioni locali, promuovendo la salvaguardia di ambiente, salute e sicurezza. Un riconoscimento anche allo sforzo impiegato nella ricerca, con oltre 1,5 miliardi di euro investiti negli ultimi 6 anni, per trovare soluzioni tecnologiche innovative in grado di ridurre del 43%, da qui al 2025, le emissioni di gas serra. Abbattimento dell’impatto carbonico e sviluppo delle rinnovabili sono infatti l’unica via percorribile per raggiungere il soddisfacimento dei bisogni energetici di tutto il mondo, limitando al massimo l’aumento della temperatura globale. Oggi e nei prossimi anni, comunità internazionale, opinione pubblica e aziende non possono che misurarsi su un nuovo paradigma di sviluppo sostenibile e un modello energetico low carbon.
Claudio Descalzi
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